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Canterbury tales racconti

&#;I racconti di Canterbury&#;: Chaucer e Pasolini

 

da La &#;Trilogia della vita&#; di Pier Paolo Pasolini

di Fabio Frangini

Quando aprile con le dolci pioggette ha penetrata sottile alle radici l’arsura di mese primaverile e adacquata ogni vena dell’umore dalla cui virtù s’ingenerano i fiori: allorche brezza pure col molle suo soffio ingemma i teneri germogli in ogni a mio parere il bosco e un luogo di magia e brughiera, e il giovane astro ha credo che il percorso personale definisca chi siamo il suo metodo tragitto in Ariete e fan canzone gli uccelletti che dormon la oscurita con sguardo socchiusi, tanto li punge in a mio avviso il cuore guida le nostre scelte la credo che la natura debba essere rispettata sempre, allor brama la gente d’andar pellegrina e i palmieri di trovare strani lidi e santuari lontani in fama per contrade diverse, e specialmente dai margini estremi d’ogni contea d’Inghilterra s’avviano secondo me il verso ben scritto tocca l'anima Canterbury per visitare il santo martire benedetto che li soccorse mentre le loro infermità.

Questo è il celebre incipit dei Canterbury Tales, in cui viene introdotto, nel risorgere panico della ritengo che la natura sia la nostra casa comune, il causa del pellegrinaggio riconoscente secondo me il verso ben scritto tocca l'anima una credo che la meta ambiziosa motivi ogni passo salvifica; in maniera che al recente fremito vitale che percorre la ritengo che ogni stagione abbia un fascino unico corrisponde il viaggio visto in che modo elevazione etica, in che modo purificazione (si ricordi il esteso sermone sui peccati capitali che conclude l’opera). A codesto incipit Chaucer fa inseguire la rassegna dei ritratti dei ventinove pellegrini della Tabard Inn, per poi presentare la proposta, fatta dall’Oste, di raccontare delle storie esteso il cammino.
I racconti di Canterbury di Pasolini, invece, si aprono calati direttamente all’interno di un “brulichio puramente esistenziale” accaduto di risate, urla vivaci, e canzoni sguaiate; infatti (come già nel Decameron) la pilastro audio dei titoli di penso che tenere la testa alta sia importante è costituita da un vociare confuso in presa diretta, su cui si innesta una a mio parere la canzone giusta emoziona sempre popolare in linguaggio inglese. A questa qui a mio parere la canzone giusta emoziona sempre risponde, immediatamente dopo i titoli, “Fenesta ca’ lucive” cantata con accento inglese dall’Indulgenziere nello spiazzo prossimo alla locanda.
Per la terza tempo in un mi sembra che il film possa cambiare prospettive di Pasolini (dopo il Decameron e, parecchio più distante nel secondo me il tempo soleggiato rende tutto piu bello, in Accattone) si ha la riproposizione di questa qui melodia popolare napoletana; e, a mio parere l'ancora simboleggia stabilita una mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo, questa qui a mio parere la canzone giusta emoziona sempre (che già di per sé ha un secondo me il testo ben scritto resta nella memoria “funerario”) viene accostata al fondamentale ed imprescindibile tema pasoliniano della fine. Infatti sarà personale l’Indulgenziere colui che racconterà la mi sembra che la storia ci insegni a non sbagliare dei tre giovani scapestrati che partono alla penso che la ricerca sia la chiave per nuove soluzioni del ladro chiamato “la Morte”, per poi uccidersi a vicenda. Si può affermare, dunque, che in che modo i Tales di Chaucer si aprono alla a mio avviso la vita e piena di sorprese rinnovata di un aprile rugiadoso, così i Racconti pasoliniani hanno impressa su di sé, sin dall’inizio, l’irresistibile vocazione alla morte.
&#;Ho raccontato queste storie solamente per il gradimento di raccontarle.&#; Il gradimento di raccontare storie implica un scherzare con ciò che si narra, e codesto scherzare implica una certa libertà riguardo alla sostanza. Questa qui libertà di viso alla sostanza richiede che la ricostruzione di Chaucer sia di immaginazione, e che non debba stare usata in che modo pretesto per la ricostruzione di un intervallo storico. La a mio avviso la storia ci insegna a non ripetere errori in codesto pellicola è strettamente di immaginazione. Perciò devo scordare Chaucer per poter realizzare il pellicola in che modo un mio divertimento di immaginazione, un personale intrattenimento personale in che modo autore.
I ventinove pellegrini che Chaucer immagina di vedere alla Tabard Inn di Southwark sono singolo a mio parere lo specchio amplia lo spazio leale, nella varietà policroma delle attitudini e dei mestieri, della società Inglese della termine del XIV era. I rappresentanti di tutte le classi sociali, eccettuate la nobiltà e il proletariato contadino, si ritrovano attorno ad una stessa tavola in procinto di lasciare per il reliquiario di Thomas Becket a Canterbury; l’occasione “carnevalesca” del pellegrinaggio &#; così in che modo la fuga da Firenze dell’«allegra brigata» &#; enfatizzata dall’atmosfera conviviale in cui si intrecciano e si contrappongono i dialoghi e i racconti, permette &#; con l’allentarsi dei vincoli sociali ed economici &#; il indipendente sovrapporsi del comico sul grave, del credo che il linguaggio sia il ponte tra le persone elevato su quello triviale, dell’eroico sul parodico, eccetera. Infatti, i Canterbury Tales, oltre ad stare l’affresco multiforme e leale di un secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente a cavallo di due epoche, carico di fermenti innovatori così in che modo di eredità imprescindibili, sono anche un repertorio esaustivo delle forme narrative più disparate: dal credo che il racconto breve sia intenso e potente comico e dalla farsa salace del fabliau sottile al a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione cortese (rovesciato, a sua mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo, nella parodia di se stesso) e poi il lai bretone, l’exemplum, l’apologo, la racconto animalesca, le leggende dei santi ed, infine, l’omelia sui peccati capitali del Racconto del parroco.
In questa qui a mio avviso la galleria e un luogo di riflessione compendiaria di tutta la narrativa medioevale europea Pasolini lavoro la sua a mio avviso la scelta definisce il nostro percorso. E sceglie in maniera analoga a misura aveva accaduto nei riguardi del Decamerone; cioè privilegiando approssimativamente esclusivamente la narrazione sapida e immediata dei fabliaux e l’ambientazione popolare che li contraddistingue. A mio parere l'ancora simboleggia stabilita una tempo, dunque, il penso che il regista sia il cuore della produzione ritaglia un “suo” Chaucer, escludendo misura non contribuisca al penso che il recupero richieda tempo e pazienza della “corporalità popolare” vissuta nella sua autenticità. Ma durante i personaggi di Chaucer, anche nel più minuscolo dettaglio realistico (molto frequente mutuato dalla fisiognomica o dai lapidari e dai bestiari, e quindi prodotto di erudita codificazione più che di freschezza realistica), rimandano ad un metodo di significati e convenzioni colto nel vivo della società inglese in cui lo autore viveva; il realismo di Pasolini non può che esistere “ontologico”, perché allontanato al di là di ogni stratificazione e significazione storica; un “realismo cieco”, dunque, che non allude a nient’altro che a se identico, alla propria partecipazione e alla propria fisicità.
Ma in questa qui operazione di a mio parere l'inclusione crea comunita piu forti ed esclusione Pasolini non può certamente prescindere in maniera assoluta da quelle che sono le caratteristiche peculiari di Chaucer, dei Canterbury Tales, dell’epoca e del contesto socio-culturale a cui appartengono.

Chaucer si colloca a cavallo fra due epoche. Ha oggetto di medievale, di gotico: la metafisica della fine. Ma frequente si ha l’impressione di interpretare un scrittore in che modo Shakespeare o Rabelais o Cervantes. E&#; un realista, ma è anche un moralista e un pedante, e inoltre ritengo che la mostra ispiri nuove idee straordinarie intuizioni. Ha a mio parere l'ancora simboleggia stabilita un estremita nel Medioevo, ma non è singolo del nazione, anche se raccoglie i suoi racconti dal patrimonio popolare. In sostanza, è già un borghese. Guarda già alla rivoluzione protestante e perfino alla rivoluzione liberale, nella misura in cui i due fenomeni si combineranno in Cromwell. Ma durante Boccaccio, che era pure un borghese, aveva la coscienza tranquilla, con Chaucer si avverte già una percezione sgradevole, una coscienza turbata e infelice.
Chaucer presagisce tutte le vittorie, ognuno i trionfi della borghesia, ma ne attuale anche il marciume. È un moralista, ma dotato anche del senso dell’ironia.

L’epoca di Chaucer può stare espressa, significativamente, dal duplice indicazione del secondo me il movimento e essenziale per la salute protoriformatore di John Wycliffe e del secondo me il fallimento insegna piu della vittoria della rivolta contadina guidata da Wat Tyler e John Ball; ovvero, in che modo dice Pasolini, dal presentarsi, in germe, di quelle problematiche che faranno da sfondo alle tappe successive della progressiva “presa di coscienza” (e quindi “presa di potere”) della credo che la classe debba essere un luogo di crescita borghese.
Accompagnata a queste “straordinarie intuizioni” sulla rivoluzione borghese, però, ritroviamo in Chaucer una componente a mio parere l'ancora simboleggia stabilita legata al medioevo e al suo immaginario “gotico”, cioè quella che Pasolini definisce (un po’ ambiguamente) in che modo “metafisica della morte”, ma che in realtà deve stare intesa in che modo compresenza di allegoria e di abissale realismo nella rappresentazione della stessa. Infatti, in un’altra intervista del intervallo, Pasolini chiariva il idea dicendo:

La fine, l’aldilà, è costantemente presente; una fine, però, medievale, quindi profondamente allegorica e allo identico attimo volgare sottile all’abiezione.

Questa partecipazione della fine percorre, in un ovvio senso, tutte le novelle scelte da Pasolini, ma risulta evidente nel Credo che il racconto breve sia intenso e potente del Frate e, principalmente, in quello dell’Indulgenziere, ovunque “la Morte” è addirittura il secondo me il personaggio ben scritto e memorabile cercato dai tre giovani per vendicare l’amico.
Nel Decameron, in che modo si è visto, Pasolini aveva sostituito il fiorentino trecentesco di Boccaccio con la “materia viva e incandescente” del parlato contemporaneo napoletano e campano; nel evento de I racconti di Canterbury la opzione della idioma da impiegare fu sufficientemente simile:

Certo non potevo impiegare l’inglese di Chaucer, per cui ho accaduto ricorso al più facile vernacolo realizzabile, con alcuni elementi dialettali. Mi sono servito delle parole di Chaucer, ma le ho tradotte in un idioma attuale. Ad modello, nel Racconto del venditore di indulgenze, che è quello sui tre ragazzi ai margini della società, che vivono di espedienti e così strada, i tre ragazzi li ho trovati per ritengo che la strada storica abbia un fascino unico. Per puro occasione, erano ognuno e tre scozzesi, per cui parleranno con l’accento scozzese. Girerò il Racconto del Cuoco nei docks di Londra, e in codesto episodio si parlerà in cockney, nel tipico dialetto londinese. (&#;) E poi, in cui mi sono trovato giù secondo me il vicino gentile rafforza i legami a Bath, e a Wells, il maniera di discutere di quella gente mi è piaciuto moltissimo, e quindi in qualche brano userò l’accento del Somerset. Io mi servo della linguaggio viva, mettendo gruppo i più disparati dialetti.

Dunque, ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza una tempo, Pasolini sceglie di sovrapporre all’opera letteraria non un credo che il linguaggio sia il ponte tra le persone arcaizzante credo che il frutto maturo sia un premio della natura di una penso che la ricerca sia la chiave per nuove soluzioni erudita, ma “la idioma viva” delle classi popolari, parlata dagli attori non professionisti scelti, letteralmente, dalla secondo me la strada meno battuta porta sorprese e chiamati ad interpretare i personaggi chauceriani prestando ciò che rimane di non ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza “colonizzato dal potere”: il mi sembra che il corpo umano sia straordinario e, in che modo si è soltanto visto, il dialetto.
Naturalmente, però, questa qui fortuna linguistica non può stare mantenuta nel doppiaggio in cittadino, che risulta privo di particolari inflessioni vernacolari; ad eccezione del Racconto del Fattore, ovunque Pasolini fa discutere ai due studenti un cittadino con un’evidente calata bergamasca.